Grotta Romanelli: storia e paesaggi straordinari

Durante una vacanza nel Salento si possono ammirare dei luoghi di grande interesse dal punto di vista prettamente turistico, vivendo un’esperienza appagante sotto il profilo paesaggistico e sotto quello artistico-culturale.

Scorrendo il litorale ionico ed adriatico del Salento, si ha la possibilità di cogliere le sottili e minimali sfumature del mare, di solito caratterizzato dal colore blu che in alcuni punti si presenta con toni di smeraldo e quasi perlaceo, grazie ai mille riflessi e ai giochi di luce sull’acqua.

Lungo quelle coste, nei secoli, scorrendo le lancette dell’orologio a ritroso sino alla preistoria dell’Uomo, antiche civiltà hanno lasciato segni indelebili, tracce culturali e artistiche che hanno determinato le tradizioni e la cultura del luogo. Una parte di queste tracce caratterizzano oggi splendidi monumenti che arricchiscono di valore e fascino il territorio salentino.

La Grotta Romanelli, situata sul litorale di Castro, è ancora oggi oggetto di studio da parte di un team di esperti, proprio per le importanti scoperte che sono state fatte. Per non intralciare il lavoro degli studiosi, la grotta non può essere attualmente visitata ma caratterizza comunque uno scrigno di ricchezze che fanno emergere pezzi di un’antica storia.

La Grotta Romanelli: tracce di un’era antica

La splendida costa di Castro si caratterizza per la presenza di splendide insenature carsiche, tra cui la più famosa è certamente la Grotta della Zinzulusa. Agli inizi del ‘900 Paolo Emilio Stasi, insegnate d’Arte presso il Liceo di Maglie, scoprì la Grotta Romanelli, trovandovi all’interno cumoli di terra bruna, che contenevano reperti risalenti al Paleolitico.

Tra questi, furono rinvenuti tre scheletri umani, oltre a strumenti in pietra e a pietre incise, che attestano la presenza nel Salento di uomini di struttura moderna, arrivati dall'Africa circa 35.000 anni prima. Questi uomini vengono designati come “uomini delle Terre Brune”, proprio in seguito alla scoperta dei loro resti nella grotta.

Inoltre, gli studi che hanno riguardato le tracce umane della Grotta Romanelli, hanno portato gli antropologi italiani a coniare l’espressione di Paleolitico Romanelliano, che corrisponde al Paleolitico superiore che, secondo la convenzione europea, comprende la terza ed ultima parte del paleolitico.

Di grane importanza anche le manifestazioni artistiche che sono state rinvenute: le pareti della Grotta Romanelli, infatti, presentano dei magnifici graffiti, opera di uomini antichi, che si presentano come una serie di linee usate per rappresentare, per lo più, scene di caccia.

All’interno della grotta, infine, è stata rilevata anche la presenza di fossili che testimoniano e confermano la presenza di animali proboscidati, come gli antichi rinoceronti e elefanti, nel sud Italia, o canidi di grossa taglia (iene, lupi). Questi reperti confermano la ricostruzione storica secondo la quale il territorio del Salento, un tempo, era caratterizzato da una savana che, dopo la glaciazione, si trasformò in una sorta di tundra, popolata persino da animali polari.

 

Fonte immagine: www.salogentis.it

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