Ci sono paesi che ti gridano addosso e altri che, invece, devi avvicinare per ascoltarli. Lizzanello appartiene alla seconda categoria. Lo riconosci appena ci entri: niente frenesia, niente vetrine che competono tra loro, solo un intreccio di strade da cui filtrano odori di cucina semplice e il rumore leggero delle biciclette che passano davanti ai portoni.

Siamo nel versante centro-settentrionale del Salento, nel pieno della Valle della Cupa, una conca naturale che sembra raccogliere luce e ombra in modo diverso rispetto ai paesi vicini. Qui il suono del vento sugli ulivi ha una tonalità tutta sua, più morbida, quasi metallica quando sfiora le foglie argentate. E ti capiterà, forse senza accorgertene, di rallentare per seguire con lo sguardo quelle distese verdi che avvolgono il borgo come un anello continuo.

Tra ulivi e storie di paese

La prima cosa che sorprende non è un monumento, ma il paesaggio. Attorno a Lizzanello lo sguardo scorre su ettari di uliveti, uno dopo l’altro, come pagine di un libro che non finisce mai. E se ti fermi un momento, magari vicino a un muretto a secco, senti quel profumo leggero di terra umida e foglie schiacciate che annuncia sempre una giornata di lavoro nei campi.

Non è un caso che Lizzanello sia noto da secoli per la produzione di olio extravergine d’oliva. Qui ogni famiglia ha una storia legata a un frantoio, a un raccolto andato bene, a un’annata difficile. E in alcune case si conserva ancora quel rito antico del pane bagnato con l’olio nuovo, quasi fosse una festa privata.

La Chiesa di San Lorenzo Nuovo

Camminando verso il centro, ti imbatterai nella Chiesa di San Lorenzo Nuovo. La noti subito: la facciata barocca, le due torri campanarie che svettano come sentinelle e quel silenzio tipico degli edifici che hanno attraversato i secoli senza perdere la loro calma.

È stata costruita nel Cinquecento, poi allargata, rimodellata, curata come si fa con qualcosa che non si vuole lasciare andare. Se entri, ti accorgi che il tempo qui scorre in modo diverso: ogni tanto un colpo di scopa sul pavimento, un anziano che si ferma davanti a una statua, una candela accesa da qualcuno che non vuole dare nell’occhio.

E capita, mentre osservi le pareti, che ti arrivi il profumo di cera e incenso, quel mix che senti solo nelle chiese di paese, mai identico da un borgo all’altro.

Le piccole cappelle: angoli che si rivelano

A pochi passi spuntano due edifici che a Lizzanello considerano quasi di famiglia: la Cappella dell’Immacolata e la Cappella dell’Annunziata.

Sono piccole, raccolte, quasi timide. Passandoci davanti potresti non notarle, ma vale la pena fermarsi. Dentro ci trovi un’atmosfera che assomiglia molto a quella delle domeniche d’inverno: silenziosa, leggermente intima, con i colori tenui delle decorazioni che sembrano attenuare ogni pensiero.

In una di queste cappelle mi è capitato di incontrare un’anziana seduta in fondo, che sgranava il rosario senza fretta. Ogni tanto, mentre passavo, mi lanciava uno sguardo rapido, come per dire: “Non c’è bisogno di parlare. Qui si sta bene così”.

Il castello: un passato che non si è del tutto arreso

Lizzanello, però, ha anche un’anima antica, e la puoi vedere nel suo castello, che oggi appare più come una residenza signorile che una fortezza. Ma basta avvicinarsi un po’ per notare i dettagli: i bordi delle murature, alcune aperture strette, un’impostazione che tradisce la sua funzione originaria.

Un tempo doveva essere il cuore difensivo del paese, un luogo dove rifugiarsi nelle giornate difficili. Ora è una presenza elegante che conserva però un accenno di severità, come certe persone che, anche quando sorridono, non riescono a nascondere del tutto la loro storia.

Se cammini intorno al castello nelle ore calde, senti l’odore della pietra scaldata dal sole e ti accorgi di come la luce cambi lungo le superfici, seguendo l’onda delle nuvole che attraversano la Cupa.

Un borgo che non ha bisogno di sgomitare

Lizzanello non cerca di stupire. Non alza la voce. È uno di quei luoghi che si fanno conoscere per gradi: una strada che non avevi notato, un balcone con i gerani rossi, una finestra aperta da cui esce il rumore delle stoviglie dell’ora di pranzo.

Ti accorgerai che qui il tempo prende un’altra forma. Le persone ti salutano anche se non sanno chi sei, i cani girano senza fretta, i bambini giocano nelle strade laterali e scompaiono dietro gli angoli come in una fotografia degli anni Novanta.

E forse è proprio questa normalità così composta a rendere Lizzanello un luogo che vale la pena osservare da vicino.

Una piccola immagine per andar via

Prima di lasciare il borgo, fai un giro lento intorno agli ulivi. Passa una mano sulla corteccia ruvida, ascolta il suono del vento che li attraversa, guarda come cambiano colore quando il sole si abbassa.

Porterai con te un’immagine semplice ma forte: quella di un paese che non ha bisogno di monumenti enormi per raccontarsi. Gli basta la sua terra, i suoi silenzi, e quel modo tutto suo di restare fedele a ciò che è sempre stato.

A volte, nei viaggi, è proprio questa normalità che si ricorda più a lungo.

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