Nel cuore del basso Salento, a pochi chilometri dalla costa di Marina Serra, esiste un luogo dove la natura racconta storie antiche quanto l’uomo. È qui che si erge la maestosa Quercia Vallonea di Tricase, un albero secolare che rappresenta uno dei più straordinari monumenti naturali di tutta la Puglia.
Non si tratta di un’opera costruita dall’uomo, ma di una presenza viva, testimone silenziosa di otto secoli di storia, avvolta da leggende affascinanti e da una bellezza che lascia senza fiato. Siamo in un’area compresa tra la Serra del Mito e Marina Serra, a pochi metri dal mare, dove il clima mite e il terreno fertile hanno creato un habitat ideale per questa imponente pianta.
Un gigante della natura
La Quercia Vallonea è un esemplare di quercia virgiliana, una varietà originaria dell’area mediterranea, particolarmente diffusa in passato nel Salento. La sua età è stimata tra i 700 e i 900 anni. Il solo tronco misura oltre 4 metri di diametro, l’altezza supera i 20 metri e la chioma si estende per circa 700 metri quadrati. Questi numeri, da soli, raccontano la grandezza e l’unicità di questo albero che da secoli resiste agli agenti atmosferici, testimoniando la potenza della natura salentina.
La leggenda di Federico II e i cento cavalieri
Tra le storie che ruotano attorno alla Quercia Vallonea, la più celebre è senza dubbio quella legata all’imperatore Federico II di Svevia. La leggenda racconta che, di ritorno dalle Crociate, il sovrano fu sorpreso da un temporale mentre attraversava questa zona. Trovò riparo sotto la grande quercia, insieme ai suoi cento cavalieri. Tutti, si narra, riuscirono a proteggersi dalla pioggia sotto la chioma dell’albero, che già allora doveva avere dimensioni eccezionali.
Questa immagine, a metà tra realtà e mito, continua a suggestionare chi visita il luogo: chiudere gli occhi, respirare il profumo della corteccia e immaginare il passaggio del grande imperatore e del suo seguito è un’esperienza immersiva che affascina viaggiatori, amanti della natura e appassionati di storia.
Ma la sacralità della quercia ha radici ancora più lontane: nell’antica Grecia, le fronde delle querce erano ritenute strumenti divinatori. Gli oracoli traevano presagi dal fruscio delle foglie e dalle loro oscillazioni, interpretando i messaggi della natura.
Una quercia che nutre
La Quercia Vallonea non è solo un simbolo storico, ma anche un albero che per secoli ha sostenuto le comunità locali. Le sue ghiande erano utilizzate per la produzione di farina, un’usanza introdotta dai monaci basiliani giunti in Puglia nel Medioevo. Le ghiande, una volta essiccate e macinate, diventavano un ingrediente base per realizzare alimenti semplici e nutrienti. Arrostite, invece, venivano consumate come una sorta di castagna, assumendo un ruolo importante nell’alimentazione contadina.
Nel dialetto locale, la quercia è conosciuta anche come "falanida", termine che deriva dal greco antico balanos, ovvero ghianda. Questa tradizione non era limitata a Tricase. Nella zona di Supersano, oggi conosciuta come Parco Paduli, un tempo esisteva una vasta foresta post-glaciale ricca di querce. Proprio lì si trovava la masseria Spaccaghiande, dove le ghiande venivano lavorate per ottenere farina. Il toponimo stesso racconta la funzione del luogo.
Anche il Bosco Belvedere, nei dintorni, era un habitat perfetto per l’allevamento di suini selvatici, ghiotti di ghiande. Sebbene oggi quel bosco non esista più, la tradizione suinicola è sopravvissuta in aree simili, come quella di Martina Franca, dove il celebre Capocollo viene ancora prodotto da maiali allevati allo stato brado in ambienti boschivi.
Un’eredità che affonda nel tempo
La Quercia Vallonea non è soltanto un albero, ma una testimone della trasformazione del paesaggio salentino. Prima della deforestazione iniziata in epoca moderna, tutto il Salento era ricoperto da fitti querceti. Resti di questa antica vegetazione si possono ancora trovare nei toponimi, come la contrada Castagna, sempre nei pressi di Supersano, che ricorda la presenza di castagni in quella zona, a conferma di un passato boschivo ormai quasi del tutto scomparso.
Un simbolo del Salento da proteggere
Oggi la Quercia Vallonea è considerata albero monumentale ed è tutelata come patrimonio naturale e culturale. Raggiungibile facilmente da Tricase, rappresenta una tappa imperdibile per chi desidera entrare in contatto con l’anima più antica e autentica del Salento.
Una visita qui non è solo un’escursione, ma un’esperienza emotiva: un incontro con la storia, la natura e le radici profonde di un territorio che, ancora oggi, sa raccontare il suo passato attraverso il silenzio delle fronde di un albero secolare.